Vai al contenuto

Le Soft Skills – Le competenze che non hanno nulla di morbido

Parliamo di competenze. Cos’è una competenza? Composto del latino di cum e peto, ovvero “chiedere e richiedere” – una competenza è ciò che è richiesto di avere ad una persona. Tra tutte quelle competenze che vengono richieste in ambito lavorativo, un posto alquanto centrale oggi lo rivestono le Soft skills. Chi non ne ha mai sentito parlare? Gli articoli, i saggi, gli studi al riguardo sono tanti e suscitano sempre un pizzico di confusione e un po’ di domande:

  • Cosa sono?
  • Cos’è che le rende così speciali tanto da considerarle al 75% come causa del successo di un lavoro a lungo termine rispetto al 25% delle hard skills? (dati dello Standford Research Institute)
  • Valgono più delle abilità tecniche?
  • Cambiano nel tempo?
  • Quali sono, essenzialmente?

Se anche tu ti sei posto almeno una volta le domande qui sopra, continua a leggere!

Cosa sono? Di solito cercare di tradurre il termine dall’Inglese ci dice molto di più rispetto ad una parola: “Soft” letteralmente significa “morbido”. Ma a ben vedere non c’è niente di morbido in queste competenze. Per una volta la traduzione italiana ci spiega molto di più! In Italia vengono chiamate “Competenze trasversali”, questo perché riescono a risultare significative in differenti contesti anche molto diversi tra loro, “trasversalmente”, appunto. Le possiamo chiaramente distinguere dalle Hard Skills, le competenze tecniche (o a questo punto verticali) che sono quelle acquisite da enti o istituzioni. Sono Hard Skills ad esempio la laurea, una certificazione, un master, un’esperienza lavorativa. Le competenze tecniche sono circoscritte, sono semplici da elencare e si può dire che siano universalmente riconosciute; sono la punta visibile di un iceberg.

Per le soft skills invece è diverso: spesso vengono confuse con i valori, alcune volte con la personalità di una persona, altre con i suoi atteggiamenti e le sue qualità. Sono in realtà ben altro. Dopo averne tanto parlato, oggi possiamo dire che le competenze trasversali delle risorse umane sono il vero potere delle imprese di oggi, perché sono alla base della possibilità di lavorare con efficacia a prescindere dalle qualifiche tecniche. Forniscono un lascia- passare alla scoperta e all’analisi dei problemi, alla relazione collaborativa con gli altri, all’innovazione e, per farla breve, a tutti quegli atteggiamenti e comportamenti che fanno la differenza nelle performance efficaci. Pensateci. Se volessi vendere dei biscotti ma non capissi che la persona che ho di fronte non mangia dolci ma preferisce il salato, quanto successo potrei avere? Comprendere ciò che pensa l’altro, dove vuole andare, che obiettivi ha e quali sono i suoi criteri valoriali devono accompagnare necessariamente la mia conoscenza tecnica per far sì che io raggiunga i miei obiettivi nei suoi riguardi. Le soft skills mi permetteranno proprio di far questo.

Cambiano nel tempo? È difficile che le competenze trasversali cambino nel tempo; Il World Economic Forum stila una classifica quasi ogni anno in cui si elencano per grado quali skills sono ritenute più importanti in quel momento storico. In generale cambiano di rilevanza, ma restano sempre le stesse. Pensando al digitale, è più probabile che diventi obsoleto un linguaggio di programmazione piuttosto che l’abilità di un dirigente di entusiasmare i propri collaboratori. È per questo che la formazione in ambito Soft Skills è un prezioso investimento che non ha scadenza, sia per i singoli che per le aziende.

Quindi le soft skills si possono apprendere? Assolutamente sì. Sebbene possano essere riconosciute anche come “talento” bisogna pensare che lo stesso talento personale (sempre in un contesto di growing mindset, ricordate?) è un atteggiamento appreso in famiglia. In che modo? Tramite l’esempio. C’è una bellissima citazione di B. Franklin che recita: “Dimmi e io dimentico, insegnami e io ricordo, coinvolgimi e io imparo”. Come in un allenamento agonistico, queste competenze morbide devono essere tenute in esercizio e vanno affinate con l’esperienza anche grazie all’aiuto di esperti (tutor, coach, mentori) in modi diversi:

  1. Con lo studio: la conoscenza è la prima delle dimensioni utili, prepara alla analisi critica.
  2. Con l’allenamento personale: si fa pratica su se stessi, ci si conosce, si comprendono i propri limiti e le proprie capacità.
  3. Con l’esperienza: si impara osservando e facendo. Si osserva da coloro che sanno già fare, che hanno maturato adeguata esperienza, coloro che ci indurranno a fare e sbagliare e che ci daranno capacità di azione.
  4. Con l’analisi: mettendo insieme tutte le precedenti fasi.

Cerchiamo però di stilare un elenco breve: il WEF cita queste 11 come Soft Skills più comuni nel 2020:

  • COMUNICAZIONE: Per interfacciarsi con colleghi, collaboratori, referenti. Sapersi presentare o presentare il proprio lavoro, ascoltare, negoziare, gestire il linguaggio del corpo, persuadere.
  • EMPATIA: É la capacità di capire profondamente i sentimenti altrui, sapersi mettere nei suoi panni, saper leggere l’altro. È la capacità per un’azienda stessa di creare prodotti nuovi, perchè è la qualità che fa comprendere i reali bisogni dei clienti.
  • ABILITÀ INTERPERSONALI: Sapersi proporre in modo positivo, amichevole, empatico, ottimista, fiducioso, avere autocontrollo, creare rapporti di stima e di fiducia. Tutto questo migliora le relazioni con le persone che ci circondano e di riflesso la produttività lavorativa (avete mai avuto un musone come collega? Capirete bene!)
  • LEADERSHIP: Non è solo l’ambizione di diventare il capitano della squadra. É fatta di senso di responsabilità, di capacità di prendere decisioni per sé e per gli altri, saper vedere il quadro d’insieme e orientare le strategie con visione, influenza positiva, sapere delegare ad altri e scegliere, motivare, gratificare chi lavora verso obiettivi comuni. “To lead” significa essere il primo della fila, colui che guida e dà l’esempio.
  • LAVORO DI SQUADRA: C’è bisogno di una persona che capisca che il proprio lavoro è correlato al lavoro di altri, che si è sempre parte di una catena. È la capacità di lavorare integrando le proprie energie, competenze ed esperienze con quelle degli altri, puntando a prendere decisioni condivise e favorendo lo sviluppo di collaborazione, lealtà e spirito di squadra.
  • CREATIVITÀ: È “quella cosa difficile da definire ma che riconosci subito quando la vedi” (cit. Jaime Casap). Non è semplice talento e può essere sviluppata in differenti contesti.
  • FLESSIBILITÀ: Significa adattarsi a nuove situazioni, essere disponibili al cambiamento, ad accettare e soprattutto ad imparare cose nuove.
  • PENSIERO CRITICO: È la capacità di osservare le cose oltre la scorza esterna, analizzarle in modo non lineare, senza farsi prendere da preconcetti e trovando soluzioni innovative, creative ed efficaci.
  • RESPONSABILITÀ: La possiamo chiamare anche affidabilità, il riuscire, cioè, a portare a termine dei compiti che ci sono stati affidati, rispettare le tempistiche e le priorità con disciplina, dimostrando attenzione alle esigenze dell’organizzazione.
  • GESTIONE DELLO STRESS: Avere la capacità di gestire situazioni impegnative, incerte, controllando l’ansia e mantenendo lucidità di azione.
  • ETICA DEL LAVORO: Impegnarsi e dare il meglio di sé, essere disponibili, essere leali, avere iniziativa, motivazione, accettare le critiche, essere collaborativi.

Ovviamente, questa del World Economic Forum è una lista breve e immediata; volendo approfondire, un modello molto esaustivo è stato pubblicato dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino: qui il testo in cui (a pag. 6) si può trovare una tabella di tutte le Soft skills divise in 6 aree di competenza.  

E per voi? Quali sono le soft skills che sentite di dover migliorare per investire meglio su voi stessi e sul lavoro della vostra azienda? E quali sono quelle competenze che non fareste mai mancare nel vostro curriculum?

Federica Basile

Executive Assistant – Axcent System Engineering Srl

Facebooktwitterlinkedin